Ciò che può sembrare impossibile, per certi versi irrealizzabile, diventa di una semplicità disarmante se tutti gli attori in gioco svolgono la loro funzione. Alla base di tutto deve essere realizzata una piattaforma di facile applicazione dove i cittadini devono essere messi nelle condizioni di donare il massimo di se stessi per ottenere il massimo dal proprio lavoro e dal proprio impegno. Questa piattaforma, se il fine ultimo è il massimo dell’obiettivo raggiungibile, rifiuti zero appunto, deve essere sviluppata nel più breve tempo possibile, perché non c’è più tempo da perdere; non basta una fotografia a fianco allo scienziato statunitense Paul Connett, per sembrare all’improvviso disposti a trattare con rispetto un tema che il rispetto lo merita a pieno. La raccolta differenziata porta a porta non è sufficiente, anche se per noi, cittadini di Ginosa, rappresenta una novità, dato che negli ultimi 12 anni ce ne siamo dimenticati. Era importante stare sopra il 10%, come dato medio, semplicemente perché, un valore più basso, rappresentava solo un ostacolo per ottenere la bandiera blu. L’altro 90% non interessava a nessuno. Purtroppo serve molto di più.
Servono le isole ecologiche, non quelle inventate all’ultimo momento, che chiudono perché non a norma e perché si sviluppano incendi in autonomia; ci ricordiamo tutti quello che è successo a Ginosa Marina questa estate. Serve un impianto di compostaggio, da prevedere prevalentemente in aree rurali e quindi vicine ai luoghi di utilizzo da parte degli agricoltori.
Occorre realizzare piattaforme impiantistiche per il riciclaggio e il recupero dei materiali, finalizzato al reinserimento nella filiera produttiva. Servono centri per la riparazione, il riuso e la decostruzione degli edifici, in cui beni durevoli, mobili, vestiti, infissi, sanitari, elettrodomestici, vengono riparati, riutilizzati e venduti. Questa tipologia di materiali, che costituisce circa il 3% del totale degli scarti, riveste però un grande valore economico, che può arricchire le imprese locali, con un’ottima resa occupazionale.
Bisogna introdurre sistemi di tariffazione che facciano pagare le utenze sulla base della produzione effettiva di rifiuti non riciclabili da raccogliere. Questo meccanismo premia il comportamento virtuoso dei cittadini e li incoraggia ad acquisti più consapevoli. Serve un impianto di recupero e selezione dei rifiuti, in modo da recuperare altri materiali riciclabili sfuggiti alla raccolta differenziata, impedendo che rifiuti tossici possano essere inviati nella discarica pubblica transitoria e stabilizzare la frazione organica residua.
Il dato di fatto è che il Comune di Ginosa è lontano anni luce da tutto ciò, soltanto nel 2013 è partita la raccolta differenziata porta a porta e mancano sette anni per il 2020!
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